Introduzione
La contaminazione delle acque da metalli pesanti rappresenta un pericolo per la salute dell’uomo e degli ecosistemi. Se presenti ad elevate concentrazioni i metalli possono inibire i processi biologici, accumularsi nei corpi idrici \cite{redirecting} ed essere assunti dall’uomo per mezzo della catena alimentare \cite{rdalawani,india2007,zambia,lister}. La direttiva europea 2000/60/CE (Water Framework Directive, WFD) è stata introdotta con l’obiettivo di tutelare le risorse idriche, migliorane la qualità ed assicurarne un utilizzo sostenibile. In Italia la WFD è stata recepita attraverso il decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, “Norme in materia ambientale” \cite{ecologica}. Nell’allegato 5 alla parte terza sono disciplinati i valori limite alle emissioni per le acque di scarico ad attività civili ed industriali, tra i vari parametri regolamentati è presente anche il Cu con una concentrazione ammissibile di 0,1 e 0,4 mg/L allo scarico rispettivamente in acque superficiali e in rete fognaria.
Il rame è presente nelle acque di processo di diversi settori industriali, come quello dell’industria mineraria, dei circuiti stampati e dell’industria fotografica \cite{zhao2016a,sschen2015}. La peculiarità di queste acque reflue è la presenza di diversi agenti chelanti organici e inorganici, come l’EDTA (acido etilendiamminotetraacetico), che compromettono l’efficacia di processi convenzionali per la rimozione dei metalli pesanti \cite{pmarzal2013,2013}. Infatti, la formazione complessi CuEDTA ad elevata stabilità e un aumento della solubilità degli ioni di metalli pesanti rendono inefficaci i processi di precipitazione convenzionali \cite{hdmansilla}. Pertanto, sono necessari altre tipologie di trattamento per la decomposizione dei complessi EDTA e la rimozione del rame. Processi di ossidazione avanzata come l’elettro-Fenton \cite{redirecting} e la foto-elettrolisi \cite{zhao} hanno dimostrato di poter raggiungere elevate efficienze di rimozione, ma i principali svantaggi legati ai costi e alla complessità del processo \cite{li2018b} ne limitano l’utilizzo.
Il presente lavoro ha perseguito l’obiettivo di verificare le prestazioni e il meccanismo del trattamento elettrochimico proposto da V. Ya et al. \cite{cwli2020} per acque reflue contenenti complessi CuEDTA utilizzando scarti di ferro come anodo sacrificale (Fig.\ref{386709}).